Nuovi MacBook Pro Retina Display. E la polemica impazza.

Apple annuncia i nuovi MacBook Pro con display Retina. E le polemiche impazzano.

foto © Barbara Parolini

WWDC 12/06/2012 – ore 10 San Francisco – ore 19 da noi in Italia: mi segno sempre i keynote come appuntamenti su iCal. Mi piace seguirli in diretta attendendo ogni riga di aggiornamento dei feed.

Poco più di un’ora e mezza di presentazione, l’aggiornamento hardware più importante sono i nuovi MacBook Pro con il Retina Display, la stessa tecnologia introdotta con gli iPhone e successivamente iPad. Proprio come ci aspettavamo.

Desideravo un aggiornamento di iMac, che non c’è stato. Poco male, arriverà. Non ho urgenza di cambiare macchina, la regola aurea è “il meglio che riesci a prendere quando ti serve”.

Silenziosamente sono stati aggiornati anche i MacPro, un aggiornamento che a molti è sembrato ridicolo e sottotono (manca anche Thunderbolt), quasi solo per sbloccare una situazione di vendite in sospeso e per togliere il segno rosso dalla famosa MacBuyersGuide.

Già pochi minuti dopo il termine del keynote sono iniziate le discussioni: il finto aggiornamento del MacPro, l’assenza degli iMac, il “mancato aggiornamento” di iPad e soprattutto i difetti del nuovo MacBookPro.

Non è una novità, da anni siamo abituati a sentire più polemiche che commenti positivi. Ormai mi aspetto le polemiche dopo i keynote come la pesantezza dopo il pranzo di Natale.

Mi lascia perplessa però vedere quanto si discuta delle “limitazioni” tecniche di nuovi portatili: la critica maggiore è che “non sono aggiornabili o riparabili”. Io penso che Apple sia una Azienda, che crea e vende computer e per vendere, in genere, offre al mercato quello che il mercato vuole. (MacPro a parte)
Ricordo discussioni sul “problema batteria” sin dai primi iPod: il tempo ha dimostrato che ben pochi han sentito davvero questo problema nella realtà, la maggiorparte delle persone acquista un nuovo modello ben prima che si esaurisca la funzionalità delle batterie. Lo stesso vale per iPad ed iPhone. Davvero, sono sicura che lo fate. Io stessa ho cambiato un iPod dopo 4 anni solo perché lo avevo accidentalmente fatto cadere nel bidet, ed il mio secondo iPod (2007) è ancora qui bello e funzionante.

Ricordo un ragionamento con Luca Pianigiani al tavolino di un bar subito dopo il lancio dei primi MacBook Air: il problema più grosso è la batteria che non si può sostituire. In quella occasione ho dato ragione anche io a quella teoria. Mi ero appena dotata di portatile (sto ancora usando il mio MacBook Pro del 2008, tra parentesi) e nel mio immaginario, nella mia carriera di freelance in movimento avrei usato molto il portatile in viaggio, in treno… e la possibilità di sostituire la batteria con quella di riserva mi pareva più che ragionevole.

Anche in questo caso, nella realtà dei fatti mi sono resa conto che la maggiorparte delle persone non usa il portatile per lavorare veramente in treno (devi trovare il posto, la posizione, la voglia…). Ho accolto con una grande ola l’avvento dell’iPad e degli iPhone Retina Display: più leggeri, più pratici da estrarre e riporre, più ergonomici e comodi da usare. Inutile dire che la mia batteria di riserva resta quasi sempre a casa sostituita dall’alimentatore: per chi pensa di lavorare davvero con il portatile, con elaborazione di fotografie o montaggio video la brutta sorpresa è che le batterie durano sempre comunque meno di quello che ci si aspetta. Dovrebbe essere ovvio eppure sembra che nessuno dei critici ci pensi.

Inoltre, la maggiorparte delle persone che conosco o vedo lavorare con il portatile, necessita di un tavolo o un appoggio decente per lavorare seriamente. E quasi sempre vicino a quel tavolo trova posto una presa di corrente, a cui è collegato l’alimentatore del portatile.

Nella mia realtà il 90% delle giornate in cui il portatile ha lavorato sono state ad una scrivania stabile. Non ho mai lavorato stando seduta in un prato all’aperto (problemi di luce e se sto all’aperto ogni tanto mi rilasso o faccio altro). Quando fotografato i concerti con una delle prime digitali (D1, D1X) e possedevo un iBook ed una card meno capiente ho sperimentato come fosse scomodo e rischioso scaricare le schede durante il lavoro su quel tipo di campo (la preoccupazione che qualche fotografo o addetto alla sicurezza potesse inciampare o lanciare una borsa sopra al portatile per quanto ben posizionato o che qualcuno vi lanciasse liquidi o oggetti di vario tipo rischiava di distrarre dallo scopo principale: fotografare).

La maggiorparte delle persone che conosco non mette mano sotto alla scocca del proprio portatile.

Quello che mi sorprende è che si parli così poco della rivoluzione in atto a livello di immagine, a cosa comporta la maggiore risoluzione dei display, a quanto migliori dovranno essere le immagini e quanto ci sarà da lavorare per aggiornare interfacce, siti web e tutto il materiale che andrà visualizzato. Vedo una interessante evoluzione (iniziata ancora una volta da Apple, che sento criticata perché registra brevetti, come fosse l’unica azienda a farlo e non ne avesse motivo, mentre trovo più che logico che le risorse spese in ricerca e sviluppo ed i risultati ottenuti vadano tutelati: troppo facile produrre una copia…) che richiederà lavoro e miglioramento della qualità dei prodotti a livello di immagine. E per un certo periodo la situazione sarà complessa: non ci saranno solo display ad alta risoluzione! Chissà quanti commetteranno errori come quelli che abbiamo già visto fare dai webmaster improvvisati che realizzavano siti tenendo conto solo di Internet Explorer su Windows o della banda larga a loro disposizione. Ecco, mi sarei aspettata maggiori discussioni in positivo ed in negativo su questo aspetto. In effetti ho letto una nota sul “rischio che ora le immagini rubate da internet potranno essere stampate a dimensioni maggiori”.

Personalmente, se volessi acquistare un nuovo portatile, da creatore di immagini, punterei sul Retina Display: vorrei vedere con i miei occhi per migliorare quanto produco.

Intanto ho trovato un motivo in più per aggiornare la fotocamera.