Viaggio in autobus ‘express’ da Bergen a Aalesund, la tappa più a nord del nostro tour. Un viaggio che merita: panorami mozzafiato e cieli che ti portano ancora più lontano si offrono all’occhio e al cuore. Mi stupisco di quanti passeggeri preferiscano dormire (ora quasi mi pento di non aver fotografato il ragazzo con la testa immersa nel grosso cuscino a scacchi) o guardare un telefilm su pc. Mentre mi sposto qua e là sul pullman alla ricerca dell’angolo migliore per osservare e fotografare (certo riflessi, gocce di pioggia e la curvatura del vetro faranno di molte foto appunti o basi per i disegni che vorrei avere il tempo di realizzare) inizio a temere che gli autisti mi sgrideranno o dimenticheranno al primo ferry (brevi occasioni per sgranchire le gambe, respirare aria fresca-ma non così fredda- e scattare immagini ‘limpide’). Caffè free a bordo e seat guarantee finchè non ce n’è più. Fino all’ultima ora di viaggio molti posti sono liberi, fortunatamente, il che rende meglio sopportabile lo spazio vitale a disposizione (sul sito leggevo che questo bus è ampio e confortevole, chissà come sono quelli stretti?). Quando sale un’ondata di biondini e biondine per l’ultima tratta ‘apprezziamo’ appieno l’ambiente interno. Il mio metro e sessantaquattro con zaino, fotocamera e monopiede sta. Seduto e quasi fermo, per il sollievo di autisti e passeggeri, suppongo. Non mi posso lamentare, e non mi lamento. Apprezzo anche i frequenti cambi di autista, un po’ meno le brusche frenate 🙂 Per chi ha misure differenti la situazione è un po’ diversa.
Il viaggio mi piace molto, per quanto offre alla visuale, alla sensazione di ‘terre di Norvegia’. Credo sia una buona soluzione per prendere contatto con l’area, più di una crociera o un più breve trasferimento aereo. Del resto life is jouney, not a destination. Un po’ caro, come quasi tutto quassù. Piccolo sollievo per il portafogli lo sconto del 25% sul biglietto se si viaggia in più di uno XD Leggo che ‘gruppi da 2 a 8 persone possono averlo, ed infatti è così.
Memorizzo aree in cui vorrei tornare e sostare. E in breve trascorrono le quasi 10 ore di viaggio. Davvero, è sembrato parecchio più breve.
Si arriva ad Aalesund giusto in tempo per posare i bagagli e correre su al punto panoramico. Coi suoi quattrocentoerotti gradini (rotti, proprio rotti alcuni).
Big delusion (a dir poco, ma credo che ne riparlerò perché se lo merita) dall’alloggio. La guida di Laura suggerisce di osservare bene gli affreschi alle pareti della reception, e ora capiamo il perché: potrebbero distrarre l’attenzione dall’edificio fatiscente… E dal resto.
Ci hanno riservato una ‘big room’ da 4 persone per noi due, visto che l’ostello è full. Un po’ di scale e siamo alla camera 205, una L larga un letto singolo (lato corto) e una porta non troppo grande. Due letti a castello disposti a L (appunto), un coso che dovrebbe essere un tavolo (e somiglia a quei ‘carrellino da cucina’ che possiamo trovare su ‘euronova-gli-introvabili) con 4 sgabellini e una kitcenette che, ci hanno gentilmente avvisato alla consegna delle chiavi, non funziona. Niente frigorifero, ci eravamo abituati troppo bene con i bellissimi appartamentini di Bergen ed il cochs di Oslo… La parte più ‘bella’ consiste in bagno privato e pulizia dell’ambiente. Saranno oggetto di una prossima opinione. Per fortuna abbiamo portato le salviette detergenti per bagno, vorremmo fossero disinfettanti… E ci mettiamo all’opera, perché troppo nauseati. Pulizie e preparazione letti. Per il prezzo più alto della vacanza.
E via di corsa lungo i gradini che portano al Belvedere.
Bello. Il cielo ci regala un tramonto colorato post pioggia e un arcobaleno che si riflette nel mare. Scatti a raffica. Ampia panoramica sul Aalesund e le isole circostanti. Scie di barche che increspano la superficie acquea, aerei, corvi. Il meglio di Aalesund.
La discesa lungo le vie del centro ci rivela la tristezza di un luogo in cui ‘the only fish restaurant’ (come recita l’insegna) è carissimo, altri (pochi) locali con cucina chiudono la cucina poco prima che entriamo noi (come si capisce dalle cameriere a cui domandiamo mentre escono dalla cucina dirette ai tavoli con pietanze appena impiattate, che ci guardano stupite del fatto che vogliamo sederci in un locale con vari avventori che stanno mangiando) e le strade ed i marciapiedi (soprattutto attorno a bar e ristoranti che servono birra&co fino almeno alle 24) pullulano di giovani e adulti decisamente oltre l’alticcio.
Troviamo un ristorante che non ha problemi a servirci, ad un prezzo onesto (per il luogo), e ci concediamo anche un paio di birre che saranno care rispetto a casa ma preferiamo tirare fino a mezzanotte prima di tornare all’ostello.
Credo non sia un caso se non riesco a dormire e l’allergia s’è risvegliata.
Il cielo sta schiarendo, sono le 5.20 e tra circa cinque ore si parte in direzione Geiranger. Confido nel cielo con le sue schiarite che ci sta regalando sprazzi di belle luci in barba alle previsioni meteo. Chiudo e provo a far finta di dormire un momento.